Blocco delle persone a bordo delle navi da crociera, quali responsabilità?
A seguito delle molte azioni legali che stiamo avviando in questi giorni a nome di una cinquantina di passeggeri della Costa Favolosa e della Costa Luminosa, sarà compito delle Autorità giudiziarie accertare se, al momento delle ultime corciere che hanno portato migliaia di persone a restare prigioniere a bordo delle navi in quarantena, vi fossero o meno le condizioni per disporre in sicurezza la partenza, e se le regole a bordo abbiano garantito la salute non solo dei passeggeri, ma anche con riguardo all’equipaggio, ad esempio fornendo i dispositivi di protezione individuale (Dpi) ai lavoratori imbarcati ed esposti al contagio.
Dovranno esser attentamente vagliate dalla magistratura le condotte degli armatori rispetto alla messa in pericolo della salute dei dei passeggeri (e dei membri dell’equipaggio), inclusi quelli che pur avendo scampato il contagio hanno ugualmente vissuto un’esperienza angosciante e fortemente traumatica, con possibili e prevedibili ricadute in termini di stress post traumatico (PTSD) e sulla capacità lavorativa.
L’attenzione delle indagini si appunterà sul PERCHÉ siano state confermate le crociere e fatte partire le navi quando l’emergenza sanitaria COVID-19 si era già diffusa in Italia e nel resto del mondo, dichiarata a fine gennaio dall’ISS e dichiarata dai vari organi di informazione scientifici ed istituzionali [1]. Questa situazione di grave e noto allarme avrebbe dovuto indurre le Compagnie di navigazione, per la sicurezza dei viaggiatori e dei propri dipendenti, ad annullare sin dai primi di marzo i viaggi e le prenotazioni, come pure era stato richiesto da moltissimi clienti ai quali è stata invece minacciata la perdita dal 75 al 100% degli importi versati.
Non va dimenticato che già a fine gennaio la nave Costa Smeralda con 7000 persone a bordo e proveniente da Palma di Maiorca è rimasta ferma per giorni a largo di Civitavecchia e poi alla banchina del terminal crociere, a causa di due casi sospetti di Coronavirus; la coppia di passeggeri di origine asiatica era salita a bordo a Savona alcuni giorni prima, ed è rimasta in osservazione allo Spallanzani per giorni. Ed il 28 gennaio la Costa Venezia al porto di Shenzhen ha subito un esame medico dei 4973 passeggeri e i 1249 membri dell’equipaggio, con 148 persone provenienti da Wuhan (o di recente dalla provincia di Hubei) che sono stati isolati per ulteriori accertamenti.
Da Costa Crociere a MSC, da Carnival a Genting Cruise Lines, tutti i grandi operatori mondiali si sono limitati a fine gennaio a cancellare i viaggi diretti o in partenza dalla Cina.
Anche l’esperienza sul flop della quarantena cui è stata posta la Diamond Princess – fermata nel porto di Yokohama il 5 febbraio 2020 con 3.700 persone a bordo – non ha indotto le compagnie a fermare i viaggi a fronte della evidente impossibilità di contrastare il dimostrato rischio di rapide infezioni a bordo delle navi. Nel tempo trascorso in isolamento a bordo della nave da crociera isolata in porto, il numero delle persone contagiate è aumentato in maniera considerevole sia cresciuto fino a dieci volte «obbligando» i passeggeri a non abbandonare la nave per settimane.
La statunitense-norvegese Royal Caribbean, ha annullato le crociere già dal 27 e del 31 gennaio della sua colossale Spectrum of the Seas, una delle 10 più grandi navi da crociera mai costruite, perché «la salute e la sicurezza dei nostri ospiti e dei nostri equipaggi rappresentano la prima delle nostre preoccupazioni», come ha dichiarato la società. I clienti hanno avuto il rimborso totale del prezzo dei biglietti.
Eppure, ad esempio, la Costa Fortuna il 07.03.2020 ha imbarcato a Guadalupe un migliaio di passegegri italiani e stranieri, per poi ritrovarsi – come tutte le altre navi da Corciera partite a marzo – numerosi casi di Covid-19 a bordo.
Per avere lo STOP definitivo dei servizi di crociera delle navi italiane si è dovuto attendere lo scorso 19 marzo il decreto a doppia firma De Micheli-Speranza: i ministri dei Trasporti e della Sanità hanno bloccato anche l’arrivo nei porti italiani delle navi straniere. Le navi italiane, secondo il decreto, dopo aver adottato a bordo tutte le prevenzioni sanitarie sono tenute a sbarcare tutti i passeggeri, e non possono più imbarcarne fino al 3 aprile, data destinata ad una evidente proroga.
La preoccupante situazione dei lavoratori nel comparto crocieristico
Con il progressivo fermo delle navi da crociera (circa 200 unità in tutto il mondo) nasce anche il problema per le persone che ci lavorano a bordo, quasi 250 mila marittimi che dovrebbero raggiungere casa, oppure costretti a garantire il funzionamento minimo dei sistemi nel periodo di blocco dei viaggi, che varia a seconda delle decisioni delle singole compagnie (dalla fine di aprile fino a tutto maggio, per ora).
Chi rimane a bordo in attesa del cambio equipaggio (al momento vietato in 27 Paesi come misura anti-covid19, tra cui tra cui Cipro, Germania, Singapore, Filippine, Turchia ed Emirati Arabi) lo fa senza stipendio ed in ambienti dalle condizioni sanitarie non garantite. Gli altri (come il gruppo di indiani sbarcati a Barcellona e rimasti bloccati in aeroporto) affrontano la difficoltà del rientro nei paesi di origine e mesi senza stipendio ai tempi della pandemia Coronavirus (fonte The Meditelegraph).
La scorsa settimana, sul rischio di blocco delle navi, e quindi degli equipaggi per l’effetto del coronavirus, gli armatori italiani si sono rivolti al ministro dei Trasporti, Paola De Micheli e direttamente all’Onu ed all’Oms per chiedere l’attivazione di corridoi burocratici per i 100 mila marittimi che ogni mese si danno il cambio di turno a bordo delle navi ed Assarmatori ha scritto al premier Giuseppe Conte per chiedere che sia dichiarato lo stato di calamità naturale per il settore dei trasporti marittimi.
L’Italia ha disposto l’allungamento dei turni bordo (da quattro, ad otto mesi per i marittimi cinesi o filippini) ma ciò non risolve il problema per le persone che non possono rimanere imbarcate a vita, soprattutto senza stipendio, né per gli altri spediti a casa in attesa di nuovo contratto di imbarco. 38 mila marittimi sono italiani o navigano sotto bandiera italiana ed il loro maggiore impiego è nel settore crocieristico e trasporto passeggeri.
Proprio sulle navi da crociera è avvenuto l’impensabile, bloccando passeggeri ed equipaggi a bordo di navi trasformate in lazzaretti, nonostante fosse altamente prevedibile la rapida diffusione di focolai di epidemia da Covid-19 in ambienti caratterizzati dalla ampia concentrazione delle persone e nei quali il distanziamento delle persone è di fatto impossibile.
Lavoratori di COSTA CROCIERE confinati sulle navi, in cerca di un porto di sbarco
Le ultime navi della Costa Crociere, che hanno salpato le ancore come se non ci si trovasse in piena esplosione mondiale dell’emergenza coronavirus, trasportavano mediamente circa 1.400 persone tra passeggeri ed equipaggio, e praticamente tutte le crociere del mondo sono state stroncate i primi di marzo durante la navigazione, a causa della scoperta di persone positive al Covid-19 a bordo.
Gli imbarchi dei crocieristi a ridosso del 5-10 marzo sono avvenuti a ns giudizio contro ogni criterio prudenziale e senza adottare, sia per le procedure di imbarco che durante la navigazione, le prescrizioni sanitare e di distanziamento sociale che erano state invece imposte a terra con dpcm dell’08.03.2020 a tutti gli italiani, agevolando la trasmissione del virus non solo tra i passeggeri ma anche tra i membri dell’equipaggio, marittimi ed addetti ai servizi di bordo, che, anche dopo lo sbarco prioritario degli ospiti, sono rimasti “prigionieri” sulla nave, in molti casi divisi su vari ponti tra contagiati (confinati in cabina) e membri del personale asintomatici, ma che non per questo possono dirsi non affetti dalla malattia virale, contagiandone potenzialmente altri. E si apre ora lo scenario dei risarcimento danni per crociere interrotte da coronavirus a bordo.
L’attività e le crociere sono state sospese su tutta la flotta di Costa Crociere, ma molti gruppi di passeggeri sulla strada di ritorno ai loro paesi sono stati bloccati con casi positivi al covid19 ed isolati in quarantena in strutture alberghiere (successivamente all’articolo ad esempio come il Cicerone Hotel a Roma, l’hotel B&B ed il Tulip Hotel a Fiumicino), ed anche gli sbarchi degli equipaggi dalle navi sono stati negati da molte autorità portuali, ed una parte del personale marittimo è rimasto in servizio per garantire i servizi essenziali e gli spostamenti della nave verso porti più accoglienti, che abbiamo ricostruito dai racconti dei passeggeri che assistiamo, dai moltissimi articoli dei media che stanno interessandosi al fenomeno, e (con posizioni aggiornate ad oggi 26.03.2020) tramite il servizio vesselfinder.
- Costa FAVOLOSA – è in navigazione verso Cuba dopo aver sbarcato tutti i passeggeri il 15/17 marzo a Guadalupe, anche in quel caso una vacanza con positivi Covid-19 a bordo e l’incubo del contagio Confinati a bordo in attesa di autorizzazione allo sbarco dalla nave l’equipaggio è diviso tra vari ponti, con molte persone in isolamento ed una volta raggiunta l’isola, “gli esuli” saranno sottoposti a quarantena a terra e toccherà alla Farnesina organizzarne il rimpatrio.
- Costa MAGICA – L’equipaggio della nave dal 10 marzo scorso è in navigazione senza meta nel Mar dei Caraibi, ed ora è diretta a Miami in Florida con diversi casi di coronavirus accertati a bordo e con un centinaio di membri dell’equipaggio in isolamento su 970 unità di personale rimasto a bordo, prigionieri sulla nave dopo aver sbarcato tutti i passeggeri tra il 13/14 marzo dopo una vacanza rovinata l’incubo del contagio, membri dell’equipaggio prelevati anche con mezzi di soccorso e fatti sbarcare a Guadalupe.
- Costa FASCINOSA – La nave è stata fermata a Santos in Brasile, crociere cancellate fino al 2 maggio e si aggira in attesa di poter sbarcare da qualche parte il personale di bordo.
- Costa DIADEMA – in navigazione nel mediterraneo dopo esser stata rifiutata da molti porti, è attesa a Piombino dal 27 marzo prossimo.
- Costa LUMINOSA – E’ terminato in porto a Savona il viaggio della Costa Luminosa che, dopo aver sbarcato a Marsiglia alcuni passeggeri affetti da Covid-19, ha portato in Italia 718 passeggeri di cui 165 italiani e 800 membri dell’equipaggio. Ben 84 persone hanno trascorso l’ultima parte del viaggio in isolamento obbligatorio perché sintomatici.
- Costa VICTORIA – Stessa amara sorte è toccata alle 1.400 persone – di cui 776 membri dell’equipaggio – a bordo di questa nave da crociera, cui il governatore del Veneto ha negato l’attracco a Venezia e giunta infine al porto di Civitavecchia dopo una vera e propria odissea, in seguito alla scoperta di passeggeri positivi al Covid-19. Tutti i marittimi attendono di sapere come e quando potranno ricevere cure e tornare a casa.
- Costa FORTUNA – Anche la Malesia, dopo la Thailandia hanno negato lo sbarco, è in navigazione da Colombo verso Suez dove dovrebbe arrivare il 30 marzo con il suo carico di persone a bordo, le cui modalità di sbarco sono altrettanto incerte.
- Costa PACIFICA – ha attraccato a Genova, l’ultima nave da crociera a entrare nel porto prima dello stop alla navigazione.
- Costa MEDITERRANEA – in navigazione verso As Suways (Suez) dove dovrebbe arrivare il 28 marzo prossimo, con sorte incerta sulla destinazione di sbarco.
- Costa ATLANTICA – in porto a Nagasaki con parte del personale di bordo confinato sulla nave.
- Costa NEOROMANTICA – ha lasciato il 16.03 il Giappone diretta verso le coste della Russia alla volta del porto di Vladivostok.
- Costa SMERALDA – partita da Civitavecchia il 12 marzo, con tappa la Spezia (13/03) e Savona (14/03), anche questa nave è stata fermata il 15 marzo 2020 a Marsiglia, dove attende istruzioni per lo sbarco dei marittimi.
- Costa DELIZIOSA – La nave è in navigazione intorno alle isole Mauritius e l’itinerario del Giro del Mondo in corso verrà ultimato per consentire agli ospiti di sbarcare e tornare a casa. Crociere cancellate fino all’1 maggio.
Sono state rispettate le normative sanitarie e di sicurezza a bordo?
Vale la pena ricordare che garantire la sicurezza delle persone a bordo così come la SICUREZZA DEGLI AMBIENTI DI LAVORO è obbligo specifico e normativo tanto per la Compagnia di navigazione che per il Comandante dell’unità navale.
Per la tutela della salute e salvaguardia del personale marittimo, vincolanti risultano le normative internazionali (SOLAS e Codice ISM) e quelle nazionali, in particolare il Codice della Navigazione e i Decreti legislativi 271 e 272 del 1999, da raccordarsi con il Decreto Legislativo n. 81/2008. Non va inoltre dimenticata la Maritime labour convention (Mlc) del 2006, ratificata dall’Italia nel 2013, ove sono espressamente richiamati la Dichiarazione dell’ILO sui principi e diritti fondamentali sul luogo di lavoro del 1998.
Anche la scelta degli itinerari, frutto della volontà aziendale che prima di tutto dovrebbe privilegiare l’aspetto operativo legato alla sicurezza, sarà tema di discussione e di analisi rispetto agli eventi di contagio verificatisi a bordo delle varie navi.
Il punto nodale sarà la valutazione delle decisioni aziendali compiute (e mantenute) e la loro tempistica rispetto alla istituzione delle “zone rosse” e mentre l’Italia intera veniva progressivamente isolata dal resto d’Europa e tutta la popolazione veniva costretta dal DPCM “Coronavirus”, annunciato dal governo già l’8 marzo sera, a restare rigorosamente in casa.
Un provvedimento senza precedenti, che tuttavia non pare abbia preoccupato Costa Crociere, che non ha ritenuto opportuno interrompere i viaggi come misura di salvaguardia delle persone a bordo, ospiti paganti e lavoratori senza alcuna possibilità di scelta.
Del resto, molti passeggeri hanno raccontato che nessun particolare accorgimento è stato adotatto da Costa Crociere nelle ultime partenze per evitare rischio di contagio ed il trattamento delle relazioni interpersonali tra passeggeri, e tra gli stessi passeggeri ed i membri dell’equipaggio che li assistevano, sia prima della partenza che in navogazione. Un semplice controllo della temperatura prima di salire, in fila non distanziata gli uni dagli altri, per poi tornare in gruppo con le altre persone per procedere alle normali operazioni di imbarco.
L’aver consentito una vita di bordo “normale” in piena emergenza epidemiologica (pandemica) potrebbe costituire un profilo di responsabilità anche di potenziale rilevanza penale, ove sia accertato il mancato rispetto delle raccomandazioni emanate dall’OMS e dal Ministero della Salute italiano per prevenire il contagio da Covid-19, anche con riguardo ai lavoratori, secondo quanto riferito dai passeggeri:
- i buffet erano aperti ed affollati senza nessun controllo, le pinze per prendere il cibo e le stovaglierie erano lasciate in uso ai passeggeri, con rischio di contaminazione;
- i ristoranti per la cena con servizio al tavolo erano aperti ad affollati senza distanziamento dei tavoli e delle persone, nonostante la presenza di molti tavoli vuoti e una parte dei ristoranti chiusi, il personale non indossava mascherine e guanti;
- tutti i luoghi comuni di svago come piscine -teatro -buffet -Spa -kindergarten -casinò erano liberamente accessibili con frequente assembramento, solo le piscine sono state chiuse il venerdì;
- le uniche comunicazioni ufficiali facevano riferimento solamente ad aggiornamenti sugli eventuali sbarchi ed invitavano alle basilari norme igieniche da rispettare.
A rendere più grave la condotta, se confermate le ipotesi accusatorie, potrebbe pesare anche la mancata interruzione immediata della crociera al primo porto utile alla notizia dei contagi a bordo, esponendo al rischio di contrazione del Covid-19 i membri dell’equipaggio ed i passeggeri.
La foto del naufragio della Costa Concordia serve a ricordare anche che esiste uno specifico precedente giurisprudenziale, in un secondo processo sulle per la grave violazione delle normative di sicurezza e di prevenzione degli infortuni per il personale di bordo, seguito come parte civile dall’Avv. Massimiliano Gabrielli per conto di ANMIL, che ha portato ad una seconda condanna dell’(ex) Comandante Francesco Schettino e di Costa Crociere S.p.A.
Quali sono i diritti per le persone imbarcate a bordo (passeggeri ed equipaggio)
Va chiarito che anche se non vi sono state conseguenze dirette a carico della singola persona, la sola presenza a bordo della nave, e l’esposizione ad un grave rischio in qualità di passeggeri LEGITTIMA ALL’AZIONE RISARCITORIA per l’esistenza di possibili reati plurioffensivi e di pericolo. Il rimborso biglietti per la crociera rovinata e il risarcimento del danno, in altre parole; oltre infatti al rimborso della prenotazione (integrale) per una crociera fruita in modo solo parziale ed inaccettabile in termini di qualità, i passeggeri avrebbero diritto ad una compensazione per danno da vacanza rovinata ed a titolo di risarcimento del danno morale. La condizione di grave stress dei passeggeri e dei membri dell’equipaggio, unitamente all’eventuale contrazione del Covid-19, potranno essere oggetto di iniziative volte a garantire la massima tutela sia in sede civile che in sede penale.
– CIVILE: le richieste risarcitorie potranno avere ad oggetto diverse voci di danno
- Danno biologico – soprattutto in termini di disturbi da stress post- traumatico, ma anche per possibili sintomi da Covid-19
- Danno morale – per la sofferenza psichica subita da un soggetto a causa della condotta illecita da parte di Costa Crociere;
- Danno patrimoniale – per le spese sostenute per il rimpatrio e per le cure non coperte da prestazioni assistenziali oltre che per eventuali perdite di nuovi contratti di imbarco.
– PENALE: le condotte poste in essere sia dai vertici di Costa Crociere S.p.A. che dagli ufficiali di bordo preposti alla sicurezza dei lavoratori, se confermate le ipotesi di cui sopra, si ritiene possano integrare diverse fattispecie di rilevanza penale:
- reato di epidemia colposa [2], è un reato di pericolo, a rilevare sarebbe dunque non tanto il contagio avvenuto, quanto la pericolosità di potenziali ed ulteriori contagi.
- lesioni personali colpose [3], assume rilevanza penale non solo l’ipotesi di contrazione del virus, ma anche il disturbo da stress psicologico, provocato dalla costrizione forzata in un ambiente che ha potuto generare un danno psichico che come detto potrà essere oggetto di valutazione dal punto di vista risarcitorio;
- reato di truffa contrattuale [4], per i passeggeri legato alla costrizione imposta all’esecuzione del viaggio, nascondendo condizioni che erano note all’armatore e che avrebbero portato senza dubbio al mancato godimento dei servizi di bordo e l’impossibilità di effettuare le escursioni previste dal contratto.
- reato p. e p. dall’art. 7, co. 1 lett. e), D.lgs 271/1999, per l’equipaggio, in relazione alla mancata adozione di misure volte a a garantire igiene, salute e sicurezza sul lavoro;
- reati pp. e puniti dagli artt. 55 e 56 D.lgs 81/2008 per la violazione delle norme di natura prevenzionale sui luoghi di lavoro.
COSA FARE, alcuni primi consigli in questi casi:
Per i passeggeri: è necessario dimostrare che eravate presenti a bordo della nave Costa “Favolosa” attraverso i documenti di prenotazione e le carte di imbarco dei voli di ritorno
- Recuperare i documenti di viaggio (voucher email, agenzia di viaggio etc.) e documentare ogni spesa sostenuta per il viaggio e per il rimpatrio.
- Per coloro che hanno avuto patologie a bordo conservare i certificati medici e le spese, recarsi comunque dal proprio medico per avere referto su eventuali ansie e turbamento psicologico (stress post-traumatico)
- Stilare un elenco cronologico degli spostamenti e delle cancellazioni di escursioni prenotate, eventualmente andate perse nell’emergenza.
- Rivolgersi ad un legale per inviare subito una prima lettera con richiesta per iscritto del risarcimento danni alla compagnia di navigazione (cd. lettera di intervento legale), che interrompe ogni prescrizione (non ci sono 10 gg, ma è preferibile inviare prima possibile l’intimazione al risarcimento danni)
- In questi casi si può proporre QUERELA entro 3 mesi (consigliabile).
Per i lavoratori prima di tutto denunciare l’infortunio all’Inail, che dal 2010 ha assorbito le funzioni già svolte dall’Istituto di Previdenza del Settore Marittimo (IPSEMA); stimare il danno alla sfera della salute attraverso il medico curante ed eventuali pareri specialistici. Valutare le azioni legali per gli aspetti legati alle azioni giudiziarie e raccogliere la documentazione comprovate il rapporto di lavoro, la data di imbarco e di sbarco, documentare ogni eventuale spesa sostenuta per il rimpatrio e, per coloro che hanno avuto patologie a bordo, conservare copia dei certificati medici e delle spese, e recarsi comunque dal proprio medico per avere referto su eventuali ansie e turbamento psicologico (stress post-traumatico) e relativa all’intervento dell’INAIL
[1] Non va dimenticato che ben prima della partenza il Governo italiano aveva emanato un’ordinanza restrittiva, quella del 21 febbraio 2020, cui seguiva il decreto-legge 23 febbraio 2020, n. 6, recante «Misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da COVID-19». A tale primo provvedimento seguiva, stante l’espansione sempre maggiore dell’epidemia e l’incremento di casi sul territorio nazionale, il DPCM del 4 marzo 2020 con cui veniva dichiarato lo stato di emergenza relativo al rischio sanitario connesso all’insorgenza di patologie derivanti da agenti virali trasmissibili e previste ulteriori misure per il contrasto e il contenimento sull’intero territorio nazionale del virus Covid-19, tra le quali la chiusura delle scuole e delle università fino al 15 marzo 2020, la sospensione delle attività formative, dei viaggi d’istruzione, delle visite guidate. Erano dunque note alla Compagnia sia la situazione di allerta sia la diffusione del virus da una determinata area del territorio nazionale al resto dell’Italia, che venivano colpevolmente ignorate, con il rischio che la nave divenisse un vero e proprio “vivaio” per il virus e di trasformare l’emergenza in un disastro sanitario, considerando anche le difficolta di erogare a bordo prestazioni sanitarie adeguate alla salvaguardia della vita dei passeggeri.
[2] l’art. 452 del codice penale, in relazione al 438 cp, stabilisce invero che “chiunque per colpa (l’evento si verifica a causa di negligenza o imprudenza o imperizia, ovvero per inosservanza di leggi, regolamenti, ordini o discipline) cagiona una epidemia mediante la diffusione di germi patogeni, è punito con la reclusione da 1 a 5 anni (morte di più persone).
[3] disciplinato dall’art. 590 c.p., punisce chiunque con la propria condotta cagiona ad altri una malattia nel corpo e nella mente.
[4] secondo la Cassazione la truffa si può configurare non soltanto nella fase di conclusione del contratto, ma anche in quella dell’esecuzione allorché una delle parti, nel contesto di un rapporto lecito, induca in errore l’altra parte con artifizi e raggiri, conseguendo un ingiusto profitto con altrui danno
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