E’ notizia di ieri che, nel caso giudiziario sullo scandalo “crematorio” di Biella, la Socrebi ed agenzia Ravetti hanno definito uno dei profili penali della loro condotta criminosa. Dal comunicato stampa risulta che le due Società erano una sola cosa nella gestione del tempio crematorio, tanto che il personale di una era a servizio dell’altra, in modo illecito e con rapporti di lavoro “in nero”, e sempre sotto il controllo della famiglia Ravetti; questo è quanto si sapeva sin da inizio ed ora è chiarito definitivamente dalla chiusura dell’indagine dell’Autorità Giudiziaria.
Le due Società, però, come reso noto dalla Procura, hanno già pagato l’oblazione e conseguentemente hanno estinto i reati per “somministrazione fraudolenta ed utilizzazione illecita di manodopera”.
E’ bastato loro pagare euro 57.831,00 per evitare qualsiasi forma di conseguenza penale al riguardo.
Il pagamento dell’ammenda e delle sanzioni amministrative con oblazione, e la conseguente estinzione dei reati, è indubbiamente un grande vantaggio per le Società dei Ravetti, ma è loro diritto farlo sul quale nessuno può dir nulla.
Al contrario dell’oblazione, però, nel caso di patteggiamenti che si discuteranno tra pochi giorni in aula, è diritto degli indagati chiederlo, ma è facoltà discrezionale del PM concederlo, e sarà poi dovere del Gip verificare la congruità delle pene: ad oggi quindi il consenso al patteggiamento è – e resta – un immenso regalo agli indagati ed una mancanza di tutela e giustizia per le famiglie.
Inaccettabile leggere che i dipendenti siano “parti lese” e ancor più che, per questa ragione, sia stato opportuno giustificare la separazione delle posizioni processuali rispetto agli amministratori per giustificare i consensi dati ai loro patteggiamenti a pene basse e condizionalmente sospese.
Ci si limita a rilevare che il patteggiamento riguarda anche Roberto Ravetti, titolare dell’impresa funebre, e che pure i dipendenti si sarebbero non solo potuti ma DOVUTI rifiutare, dunque non sembra appropriato trattarli con particolare favore; dagli atti emerge invece quanto tutti gli indagati avessero un tornaconto economico in questa vicenda, titolari e dipendenti compresi. Tutto ciò offende le vere vittime, le famiglie, che continuano ad essere trattate come invisibili da chi dovrebbe tutelarle, specie alla luce delle nuove ed importanti prove scientifiche sul DNA, offerte dai difensori Codacons, sulla consumazione dei reati sin dal giugno 2017, e non solo per le 4 giornate contestate agli indagati, Ravetti inclusi. Altro che distinzione.
Massimiliano Gabrielli – avvocato in Roma
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